giovedì 11 dicembre 2008

scribbles, noise and swearwords.

Certe volte si hanno troppe parole che non vogliono saperne di venir fuori.
Le avverto dentro di me come biglie scheggiate.
Dondolano in fondo allo stomaco, ne grattano via le pareti. cozzano fra loro, si rompono spargendo lettere, si ricompongono e non sono più le stesse.
Fuori dalla finestra la nebbia pare sia stata rubata al mio sonno.
La conosco bene, non basterà l'estate per farne piazza pulita.

Faccio ordine tra le cose che devo fare. Inizio a contare. Uno, due e tre. perdo il conto.
Il mio pensiero scende le scale e si infila sotto la porta dell'appartamento al piano di sotto, dove abita un vecchietto magro e con gli occhi bianchi.
Mi chiedo se si sia abbandonato all'idea del bicchiere di vino rovesciato sul divano, se ascolta davvero Enrico Papi quando parla, se almeno lui ci crede, a certi sorrisi.
Immagino di avere la sua età e di conoscere la matematica.
Avrò l'aiuto delle equazioni, lavoreranno loro per me.

Io ne ho ancora pochi di anni (sono sempre troppi o troppo pochi, a quanto pare), ma già ho paura che il tempo finisca.
In quanti posti sono stato? Quante persone ho conosciuto? Dovrei uscire di casa. C'è un sacco di gente interessante li fuori, ma non è questo il momento.
Penso che me ne starò a letto, dopotutto domani arriverà comunque.

Sogno ancora quella ragazza, ed è follemente innamorata di me. A guardarle gli occhi stringersi per la gioia di vedermi, il cuore quasi mi scoppia.
Quante volte avrei voluto disegnarle il mio volto negli occhi?
Purtroppo mi sveglio.
Occhi umidi, una goccia salata mi scivola giù per gli zigomi e s'assorbe nelle labbra secche.
Scosto le coperte quanto basta per scoprire le lenzuola. Bianche.
Odio le lenzuola bianche. Dovrebbe essere vietato lasciare le lenzuola senza un colore.
Immagino la ragazza del sogno tra quelle coperte.
La sua pelle bianca senza uno sfondo adeguato, mi vien voglia di bruciare quelle lenzuola.

Da quanto tempo non sorrido? Da quanto tempo non parlo con qualcuno?
Nel mentre la caffettiera rigurgita e fuma.
Bevo cinque o sei caffè al giorno.
Un amico mi diceva di prestare più attenzione al mio cuore.
Io gli rispondevo che è esattamente ciò che faccio.

Giù nel cortile il cane del vecchietto sta annusando gli scheletri degli alberi morti uno per uno, starà cercando qualche erba da rosicchiare o qualche posto per pisciare.
La sua coda si muove avanti e indietro freneticamente. immagino che quella ricerca per lui fosse la cosa più eccitante. Il momento per cui si stiracchiava sulle zampe davanti al mattino.
Faccio scorrere velocemente delle immagini nella mia testa, cercando quella per cui scodinzolare.
Il punto è che devo cercarmi qualcosa da cercare, o non cambierà mai nulla.
Di solito la poltrona, la cuffia e la tazza di caffè bastavano a tenermi buono per tutto il giorno, ma quando la ragazza del sogno bussa nella notte mi rendo conto che sto mentendo.
Deve essere lei, dunque, ciò per cui scodinzolo.
Si, sarei disposto ad uscire di casa, a lasciar perdere la poltrona, a radermi e vestirmi per bene, a viaggiare per tutta la notte, a smettere di bere caffè, a considerare seriamente le cose che ho da fare, pur di vederla nuda, bianca, su uno sfondo di lenzuola adeguate.

L'ultimo sorso di caffè caldo mi sfiora il cuore e lo infiamma. Sono costretto a prendere un buon respiro, per rilassare lo stomaco ancora pieno di biglie scheggiate e parole e cose che continuo a non capire.

Penso che me ne tornerò a letto.
Forse sognerò ancora una volta. Forse questa volta resterò con lei nel sogno. Potrebbe essere la volta buona.

Tiro via le lenzuola bianche e mi stendo sul materasso nudo, coperto da nient'altro che scarabocchi, rumore e parolacce.

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