mercoledì 3 dicembre 2008

Crêpe

Linda aveva un 37 di piede ed il culo più grosso del quartiere.
Le 12:00 erano passate da un pezzo quando si decise ad aprire gli occhi e scendere dal letto. Si infilò i pantaloni della tuta e si trascinò in cucina per preparasi qualcosa da mangiare. Frittata nel panino, una cosa veloce. Ci voleva la cipolla però. Frittata e cipolla nel panino.
Si buttò sul divano per masticare comoda. Alla tv alcune attrici con vita stretta e lingua lunga si contendevano un bel pezzo di cristiano.
Se ce ne fosse solo una che sapesse starsene al posto suo, avrebbe già vinto. Ma in tv si combatte ad armi pari.
Cambiò canale, quella roba non era per lei. I Simpson, adorava i Simpson.

Linda si era laureata in lettere e filosofia con ottimi voti e in tempo record, da ormai dieci anni. Dopo la laurea decise di starsene buona per un pò. Non aveva nessuna voglia di lavorare e sua madre non le aveva ancora fatto pressione, anzi, continuava a mandarle soldi ogni mese.
Viveva nell'appartamento che il padre le aveva lasciato in eredità. Ne aveva lasciato uno a lei e uno a suo fratello, nello stesso palazzo.
Lui era il suo esatto contrario. Pesava solo 70kg e dopo il diploma aveva subito iniziato a lavorare in un officina, come meccanico.
Ogni tanto si vedevano per cena e lui le faceva le solite storie per via dei chili di troppo e del fatto che non faceva assolutamente niente tutto il giorno, tutti i giorni.

Scrollò la canottiera sintetica bianca e le briciole del panino volarono sulle pantofole e sul tavolino sudicio, coperto da cartoni di pizza e buste di carta del McDonald's.
Basta McDonald's... avrebbe ordinato qualcosa al ristorante cinese per cena, ma ora ci voleva un sorso di coca. Si sporse il giusto, per afferrare la bottiglia aperta di Pepsi semi-sgasata e tracannò dalla bottiglia.
Era sveglia da meno di un'ora, ma prima ancora che la sigla finale chiudesse i Simpson, la testa le cadde all'indietro, sullo schienale del divano.
Da un pò di tempo sognava ogni volta che chiudeva occhio, anche per pochi minuti.

Questa volta era ben vestita, con i capelli appena acconciati, seduta ad un tavolo di un ristorante che doveva essere in centro, perchè dalla parete di vetro al suo fianco vedeva la gente passeggiare.
Seduto davanti a lei c'era Daniele, un suo ex compagno di corso.
Era proprio come in quella foto della festa di capodanno. Ai tempi dell'università ne era innamorata pazza ma aveva sempre fatto il possibile per non farglielo capire.
Ogni tanto le tornava in mente, insieme a una gran voglia di crêpes straripanti di nutella.

Mangiavano pesce e si guardavano negli occhi. Lei sarebbe dovuta essere terribilmente imbarazzata. Aveva immaginato più volte quella scena, facendo fuori pacchi interi di patatine gusto panna acida, e non era mai riuscita a farsi venire in mente un buon argomento di conversazione. Nel sogno però parlava e rideva con naturalezza. Aveva addirittura dimenticato che il vestito le stringeva all'altezza dei fianchi.

- Ricordi quel giorno in cui... -
- Si, certo! Ahahah! E' stato fastastico... -

Ora il ristorante non esisteva più ed eccoli in una stanza, forse di un albergo, comunque non sua. Lui le versava del vino in un calice di vetro mentre le sussurava qualcosa da molto vicino.
Finalmente la buttò sul letto ed iniziò a baciarla. Sentii le sue mani ovunque e iniziò ad ansimare. Stava per scoppiare a piangere, dovette trattenersi.
Si fece forza ed iniziò a sbottanargli la camicia. Ma lui la fermò immediatamente, allontanandole le mani.
-E' ora di mangiare qualcosa-
-Ma siamo appena usciti dal ristorante...- tentò di replicare, ancora ansimante
-Beh, ci vuole comunque un dolcetto-
Tirò fuori una grossa torta paradiso da qualche parte e gliene mise in bocca una fetta intera.
-Mmmmggghhhh-
-Su su, non fare storie-
Gliene spinse dentro un'altra fetta. Lei cercava di masticare e mandare giu, ma era troppa tutta in una volta e non ce la faceva.
Ancora un altro pezzo, poi cambiò dolce. Ora era un semifreddo giallastro. Ne prendeva grosse fette con le mani e gliele ficcava in bocca, sporcandole tutta la faccia.
-Dai, so che ce la fai- disse lui
-Mggggghhh- disse lei
Cercava di farsi venire in mente qualcosa per liberarsi da quella situazione, ma faceva fatica a muoversi già per conto suo, figurarsi con una persona a cavalcioni sulle sue gambe. L'ansia e la bocca piena le avevano dimezzato il respiro.
Lui continuava con i dolci. Bomboloni alla crema, crostate, ciambelle, torte al cioccolato, bignè, cannoli alla ricotta, spiengeva tutto dentro il buco di quella faccia grossa e sporca.
Lei soffiava e sputava quello che riusciva, masticava e ingoiava il resto.
Non ce la faccio più, sto per vomitare, sto per scoppiare.

Un conato di vomito impossibile da trattenere la svegliò di scatto.

In tv la pubblicità di una pedana vibrante per dimagrire senza sforzo.
Forse una le avrebbe fatto comodo.
Affiancata ad una corretta alimentazione, risultati sicuri.
Forse no.

Era sera, ormai. Agguantò il telefono per telefonare al ristorante cinese e compose meccanicamente il numero.
Testa e stomaco ancora scossi dall'incubo.
Incubo?


Beep... beep.

-Pronto?- al di la del filo.
-Daniele??-



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