F. era un bravo ragazzo. Forse troppo bravo. Parlava poco, troppo poco. Faceva fatica a farti capire cosa gli piace fare.
F. era autistico.
Ci uscii insieme per qualche mese, di mattina. Andavamo a fare delle lunghe passeggiate in centro o lungo il mare, quando ancora il tempo era bello.
Cercavo di farlo divertire, di fagli venire voglia di uscire. Non che ci fosse troppo da impegnarsi, bastava promettergli un gelato e una passeggiata, e lui sembrava aver ricevuto il regalo che aspettava da sempre.
A F. piaceva fare le cose. Non importava cosa. Qualsiasi cosa gli proponessi, lui accettava. Mi misi in testa di insegnargli a giocare a bowling e l'idea di lanciare un oggetto molto pesante contro qualcosa parve piacergli molto. ogni mattina decideva di andare a giocare a bowling, a costo di pagare anche la mia partita. col tempo diventò piuttosto bravo.
Sentii che con me iniziava a liberarsi. Iniziava a parlare più di frequente ed a prendere l'iniziativa di raccontarmi delle cose.
Mi raccontò ad esempio che prima di me aveva avuto un altro amico, ma che non gli era piaciuto troppo uscirci perchè era una persona malvagia. continuava a ripetere questa parola. malvagia. non gli dava retta e un bel giorno sparì dalla circolazione. Ci teneva particolarmente a fare una netta distinzione tra le persone "malvage" e quelle "buone". tifava per i buoni e diceva che mai e poi mai sarebbe passato dalla parte dei malvagi.
Ci uscii insieme per qualche mese, di mattina. Andavamo a fare delle lunghe passeggiate in centro o lungo il mare, quando ancora il tempo era bello.
Cercavo di farlo divertire, di fagli venire voglia di uscire. Non che ci fosse troppo da impegnarsi, bastava promettergli un gelato e una passeggiata, e lui sembrava aver ricevuto il regalo che aspettava da sempre.
A F. piaceva fare le cose. Non importava cosa. Qualsiasi cosa gli proponessi, lui accettava. Mi misi in testa di insegnargli a giocare a bowling e l'idea di lanciare un oggetto molto pesante contro qualcosa parve piacergli molto. ogni mattina decideva di andare a giocare a bowling, a costo di pagare anche la mia partita. col tempo diventò piuttosto bravo.
Sentii che con me iniziava a liberarsi. Iniziava a parlare più di frequente ed a prendere l'iniziativa di raccontarmi delle cose.
Mi raccontò ad esempio che prima di me aveva avuto un altro amico, ma che non gli era piaciuto troppo uscirci perchè era una persona malvagia. continuava a ripetere questa parola. malvagia. non gli dava retta e un bel giorno sparì dalla circolazione. Ci teneva particolarmente a fare una netta distinzione tra le persone "malvage" e quelle "buone". tifava per i buoni e diceva che mai e poi mai sarebbe passato dalla parte dei malvagi.
Il padre faceva il carabiniere, così alle 13:30 lo accompagnavo da lui in centro. Gli avrebbe fatto qualche domanda stupida e poi se lo sarebbe caricato in macchina.
Un giorno F. fece tardi e io dovetti salire in casa ad aspettare che si fosse preparato e così conobbi sua madre. Era il periodo di pasqua.
La casa aveva un odore dolciastro non troppo piacevole. C'era in giro il disordine della mattina.
Un giorno F. fece tardi e io dovetti salire in casa ad aspettare che si fosse preparato e così conobbi sua madre. Era il periodo di pasqua.
La casa aveva un odore dolciastro non troppo piacevole. C'era in giro il disordine della mattina.
F. aveva 26 anni ma parve incredibilmente eccitato quando la madre gli diede un uovo di cioccolata da scartare. slegò lentamente tutta la carta, cercando di non rovinarla. ogni volta che ne slegava un pò la stendeva bene, come fosse la manica di una camicia. una volta arrivato al cioccolato divise l'uovo in due e me ne porse la metà. Mentre mangiavo la mia padre di uovo di cioccolata aprì la sorpesa, un gorilla di peluche portachiavi. insistì per regalarmelo e dovetti accettare.
Nel frattempo la madre di F. continuava ad andare avanti e indietro nervosamente e a blaterare cose a cui noi due non badavamo. continuava petulante a far fretta a F. alzando di una tacca la voce di volta in volta. iniziava a irritare pesantemente anche me.
Mentre F. finiva di prepararsi e tra un "F. fai veloce, dai!" e l'altro, la donna mi fece diverse domande sul mio credo religioso sfogliando una grossa bibbia, in un modo che mi mise ansia. Dovetti inventare un sacco di frottole per venirne fuori. Quando F. si presentò pronto per uscire ero sull'orlo di una crisi di nervi. Gli ultimi minuti prima di varcare la soglia di casa, durante i quali la grossa e isterica mamma imbottì esageratamente d'indumenti il figlio succube, mi sembrarono non finire mai.
Finalmente fuori!
Nel frattempo la madre di F. continuava ad andare avanti e indietro nervosamente e a blaterare cose a cui noi due non badavamo. continuava petulante a far fretta a F. alzando di una tacca la voce di volta in volta. iniziava a irritare pesantemente anche me.
Mentre F. finiva di prepararsi e tra un "F. fai veloce, dai!" e l'altro, la donna mi fece diverse domande sul mio credo religioso sfogliando una grossa bibbia, in un modo che mi mise ansia. Dovetti inventare un sacco di frottole per venirne fuori. Quando F. si presentò pronto per uscire ero sull'orlo di una crisi di nervi. Gli ultimi minuti prima di varcare la soglia di casa, durante i quali la grossa e isterica mamma imbottì esageratamente d'indumenti il figlio succube, mi sembrarono non finire mai.
Finalmente fuori!
Ci sentimmo entrambi sollevati e ci dirigemmo verso la pasticceria. F. amava i dolci. riusciva ad ordinare quantità spaventose di pasticcini e a farli fuori senza problemi. Io glielo facevo fare perchè sapevo che la madre gli faceva problemi inutili sulla sua linea.
Qualche giorno dopo avremmo dovuto incontrarci di nuovo. Andai a prenderlo a casa, come al solito. suonai il citofono, ma invece che aprirsi il portone risposte la sorella di F.
"Si?"
"Ehm... F. è pronto? Dovevamo uscire..."
"E' già uscito. Diceva che ti avrebbe aspettato in piazza. L'ha accompagnato lì mia madre"
Riscesi verso la piazza, sperando di trovarlo ancora li.
Invece non c'era.
Aspettai lì 15 minuti, cercando di stare bene in vista e provando a guardare in tutte le direzioni nello stesso momento, per cercare di vederlo.
Passarono altri 15 minuti, ma non ci fu verso di scorgerlo.
Chiamai la madre sul cellulare, disse che non ne sapeva niente ma di stare tranquillo e aspettarlo, che sarebbe arrivato.
Aspettai altri 15 minuti, ma quando vidi che non arrivava iniziai a correre verso i posti in cui andavamo di solito.
La pasticceria, la sala da Bowling, il parco. Non c'era.
Tornai a casa sua, dove la sorella mi propose di andare con lei a cercarlo in macchina, ma anche con questo sistema niente da fare.
Tornai a casa più tardi del solito, cercando di convincermi che l'avrebbero ritrovato di lì a poco e che mi avrebbero chiamato. Non ne seppi più niente.
La mattina dopo andai a chiedere novità a casa sua, ma non mi rispose nessuno e dopo qualche tentativo fuoi costretto ad arrendermi e tornarmene a casa.
Non vidi ne sentii più F.
Qualche giorno dopo avremmo dovuto incontrarci di nuovo. Andai a prenderlo a casa, come al solito. suonai il citofono, ma invece che aprirsi il portone risposte la sorella di F.
"Si?"
"Ehm... F. è pronto? Dovevamo uscire..."
"E' già uscito. Diceva che ti avrebbe aspettato in piazza. L'ha accompagnato lì mia madre"
Riscesi verso la piazza, sperando di trovarlo ancora li.
Invece non c'era.
Aspettai lì 15 minuti, cercando di stare bene in vista e provando a guardare in tutte le direzioni nello stesso momento, per cercare di vederlo.
Passarono altri 15 minuti, ma non ci fu verso di scorgerlo.
Chiamai la madre sul cellulare, disse che non ne sapeva niente ma di stare tranquillo e aspettarlo, che sarebbe arrivato.
Aspettai altri 15 minuti, ma quando vidi che non arrivava iniziai a correre verso i posti in cui andavamo di solito.
La pasticceria, la sala da Bowling, il parco. Non c'era.
Tornai a casa sua, dove la sorella mi propose di andare con lei a cercarlo in macchina, ma anche con questo sistema niente da fare.
Tornai a casa più tardi del solito, cercando di convincermi che l'avrebbero ritrovato di lì a poco e che mi avrebbero chiamato. Non ne seppi più niente.
La mattina dopo andai a chiedere novità a casa sua, ma non mi rispose nessuno e dopo qualche tentativo fuoi costretto ad arrendermi e tornarmene a casa.
Non vidi ne sentii più F.
Chiamare a casa o sul cellulare era inutile e dopo un pò mi convinsi del fatto che era tornato a casa, che i genitori avessero scaricato la colpa del suo "giretto" a me per qualche motivo e che non volessero più affidarmelo. Non insistetti oltre.
Poco tempo dopo, qualche giorno prima che lasciassi la città, venni a sapere da un collega che F. era tornato a casa nel tardo pomeriggio ed aveva iniziato a sbattere la grossa bibbia sul naso della madre. Quella provò di tutto, dall'urlare al pregarlo di smettere, ma lui non si fermò finchè non la vide svenire sul pavimento. Il padre, che tornava in quel momento, vide la moglie stesa sul pavimento della camera da letto, con il naso grondante di sangue e la faccia piena di lacrime secche e si chinò per soccorerla.
Francesco, dall'angolo opposto della stanza, con in faccia un sorriso isterico e gli occhi umidi, tirò fuori la pistola del padre dall'armadio, prese la mira e...
La sorella tornò in serata dal lavoro e quando finì di urlare chiamò la polizia.
Lo trovarono seduto sui gradini della pasticceria, in pantaloncini e canottiera, che si lavorava un vassoio enorme di bignè e sorrideva, perchè era felice.
Certe vite iniziano con un colpo di pistola.
Nessun commento:
Posta un commento