Da un sacco di tempo non riesco a scrivere più di un paio di righe una dietro l'altra, non importa di che umore sia.
Qualche giorno fa avevo deciso di scrivere di una donna molto brutta o molto povera che, una sera (complice una sbronza considerevole) si innamora di un frutto, o magari di un ortaggio.
Che ne so... una zucca.
E poi questa zucca marcisce, ma lei è troppo innamorata per accorgersene, così continua ad amarlo e sui occhi fissano la zucca in putrefazione ma vedono una bella zucca, grossa, lucente.
La zucca più bella di tutti gli orti del pianeta era li davanti ai suoi occhi, putrefatta, e lei l'amava con tutta se stessa.
Questo amore doveva durare un pò, prima di far finire la donna brutta e povera ma felice per aver trovato finalmente l'amore della sua vita, morta sulla poltiglia del suo marito vegetale putrefatto.
Giuro che in questi giorni ho anche riflettuto sul come impostare il racconto, sul tipo di donna che doveva essere e sul vegetale da utilizzare. Eppure non riuscivo a renderlo abbastanza trash, abbastanza rivoltante e stupido, apparentemente privo di significato, REALMENTE privo di significato. Piatto e brutto. Disgusto e rassegnazione. Puzza di marciume e tempo perso. Non ci riuscivo.
Allora basta. Da idea è diventato abozzo, da abbozzo racconto (sempre nella mia testa) e da racconto è tornato abbozzo, questa volta per restarci.
Ora ho di nuovo tempo per pensare alla mia vita che da vuota diventa insensata e resta così.
Ho paura di star vivendo una vita per la quale non morirei, ma forse chiedo troppo. C'è gente che la vita non cel'ha neppure.
A proposito di cani
13 anni fa